RADICI DI PACE
UN HIBAKUJUMOKU
Per la memoria, la pace e la speranza
Nel cuore di Baragiano, un piccolo seme venuto da lontano ha trovato casa. E da oggi, la sua
ombra sarà luce di memoria, di pace e di futuro. Questa mattina, nella scuola Media di
Baragiano , si è svolta una cerimonia simbolica e carica di significato: la piantumazione di un
albero nato da un seme proveniente da uno degli Hibakujumoku, esemplari sopravvissuti ai
bombardamenti atomici del 6 agosto 1945 su Hiroshima. L'iniziativa, promossa all'interno di
un progetto educativo dedicato alla memoria, alla pace e alla sostenibilità, ha visto la
partecipazione attiva degli studenti, dei docenti e delle autorità locali. Presenti il Sindaco
Giuseppe Galizia e una rappresentanza dell’ Amministrazione Comunale, il Comandante
della locale stazione dei Carabinieri Mar. Ca.Bartolomeo Sabia, il Parroco della comunità Don
José Conti e la Polizia Locale, testimonianza dell’impegno condiviso per la costruzione di una
cultura della nonviolenza e della speranza. L'iniziativa, promossa da un’ insegnante del
plesso, la professoressa Carmelina Massa, che si è fatta promotrice della richiesta dell'intero
percorso progettuale( secondo soltanto all’ Unibas nella nostra Basilicata), ha dimostrato
come la scuola possa essere, anche attraverso i suoi docenti, un luogo vivo di cittadinanza
attiva, di memoria e di dialogo interculturale. Un esempio concreto di come la passione
educativa possa tradursi in gesti che lasciano un'impronta profonda e duratura. Molto di più,
dunque, di un segno meramente simbolico! Semmai, la prova che anche quando l'umanità
tocca il fondo della sua tragedia esiste una via di ritorno alla vita. La discussione ha messo in
evidenza come la pace non è una parola che si grida, è uno spazio che si lascia, è un gesto
che si sceglie, perché nessuno distrugge il mondo da solo. Unanime negli interventi mirati
delle autorità presenti il rimando alla necessità di costruire la pace dalla quotidianità.
Piantare un albero non è un atto effimero. Richiede cura, tempo, pazienza, proprio come la
pace. Non basta desiderarla, bisogna coltivarla: nelle azioni più semplici della nostra
quotidianità, nel rispetto per gli altri, nel dialogo tra le diversità, nel rifiuto della violenza,
anche quella più silenziosa. Ogni giorno possiamo scegliere se essere semi di discordia o
radici di pace. Ed è da queste scelte piccole ma ripetute, che dipende il nostro futuro. Un
albero resiliente che porta con sé una triste pagina di storia, crescerà sotto gli occhi di questi
ragazzi e da oggi vivrà anche qui in questa terra. Ogni volta che lo guarderemo crescere ci
ricorderà che la memoria è la prima forma di responsabilità. Oggi, si è evidenziato ancora
negli interventi , è stato piantato un simbolo: sta ai ragazzi farlo diventare una scelta, ogni
giorno, non solo qui ma ovunque sceglieranno di andare .
UN HIBAKUJUMOKU
Per la memoria, la pace e la speranza
Nel cuore di Baragiano, un piccolo seme venuto da lontano ha trovato casa. E da oggi, la sua
ombra sarà luce di memoria, di pace e di futuro. Questa mattina, nella scuola Media di
Baragiano , si è svolta una cerimonia simbolica e carica di significato: la piantumazione di un
albero nato da un seme proveniente da uno degli Hibakujumoku, esemplari sopravvissuti ai
bombardamenti atomici del 6 agosto 1945 su Hiroshima. L'iniziativa, promossa all'interno di
un progetto educativo dedicato alla memoria, alla pace e alla sostenibilità, ha visto la
partecipazione attiva degli studenti, dei docenti e delle autorità locali. Presenti il Sindaco
Giuseppe Galizia e una rappresentanza dell’ Amministrazione Comunale, il Comandante
della locale stazione dei Carabinieri Mar. Ca.Bartolomeo Sabia, il Parroco della comunità Don
José Conti e la Polizia Locale, testimonianza dell’impegno condiviso per la costruzione di una
cultura della nonviolenza e della speranza. L'iniziativa, promossa da un’ insegnante del
plesso, la professoressa Carmelina Massa, che si è fatta promotrice della richiesta dell'intero
percorso progettuale( secondo soltanto all’ Unibas nella nostra Basilicata), ha dimostrato
come la scuola possa essere, anche attraverso i suoi docenti, un luogo vivo di cittadinanza
attiva, di memoria e di dialogo interculturale. Un esempio concreto di come la passione
educativa possa tradursi in gesti che lasciano un'impronta profonda e duratura. Molto di più,
dunque, di un segno meramente simbolico! Semmai, la prova che anche quando l'umanità
tocca il fondo della sua tragedia esiste una via di ritorno alla vita. La discussione ha messo in
evidenza come la pace non è una parola che si grida, è uno spazio che si lascia, è un gesto
che si sceglie, perché nessuno distrugge il mondo da solo. Unanime negli interventi mirati
delle autorità presenti il rimando alla necessità di costruire la pace dalla quotidianità.
Piantare un albero non è un atto effimero. Richiede cura, tempo, pazienza, proprio come la
pace. Non basta desiderarla, bisogna coltivarla: nelle azioni più semplici della nostra
quotidianità, nel rispetto per gli altri, nel dialogo tra le diversità, nel rifiuto della violenza,
anche quella più silenziosa. Ogni giorno possiamo scegliere se essere semi di discordia o
radici di pace. Ed è da queste scelte piccole ma ripetute, che dipende il nostro futuro. Un
albero resiliente che porta con sé una triste pagina di storia, crescerà sotto gli occhi di questi
ragazzi e da oggi vivrà anche qui in questa terra. Ogni volta che lo guarderemo crescere ci
ricorderà che la memoria è la prima forma di responsabilità. Oggi, si è evidenziato ancora
negli interventi , è stato piantato un simbolo: sta ai ragazzi farlo diventare una scelta, ogni
giorno, non solo qui ma ovunque sceglieranno di andare .