I cinquantenni di oggi conservano probabilmente il ricordo del terremoto del 23 novembre del 1980, che in una domenica come oggi, colpì la Campania ed in particolare l’irpinia e l’area nord della Basilicata. Un evento calamitoso devastante che provocò quasi tremila vittime più di 10.000 feriti ed oltre 260.000 sfollati.
Quei giorni di 45 anni fa sono oramai consegnati ai libri di storia e con essi tutti gli accadimenti positivi (pochi) e negativi (molti) che ne scaturirono.
In tutti questi anni ci siamo interrogati sulla ricostruzione e sulla famigerata legge 219 che a dispetto della pioggia di risorse arrivate non ha prodotto i risultati sperati così come ad andare deluse sono state le speranze di uno sviluppo solo annunciato e mai concretizzato fatto di aree industriali ancora in attesa di imprenditori seri e non di truffatori.
A distanza di 45 anni dobbiamo necessariamente ancora interrogarci su cosa non ha funzionato e soprattutto dobbiamo chiederci cosa di quell’evento lasciamo, oltre al ricordo, ai ragazzi di oggi.
Innanzitutto non dobbiamo abbassare la guardia perché il terremoto é un evento subdolo che, come ciclicamente accade, può tornare, per cui dobbiamo essere pronti ad applicare le regole che un tale evento richiede.
Dobbiamo essere attenti alle minacce alle quali il nostro territorio é esposto, soprattutto dal punto di vista del rischio ambientale ed ecologico sventando sul nascere, come già accaduto, i tentativi di trasformarlo in discariche di rifiuti tossicità e nocivi.
Ma soprattutto dobbiamo trasmettere la cultura del rispetto per le cose e per le persone. Ce lo impone il ricordo di quei due minuti che cambiarono la vita di tutti noi.
Quei giorni di 45 anni fa sono oramai consegnati ai libri di storia e con essi tutti gli accadimenti positivi (pochi) e negativi (molti) che ne scaturirono.
In tutti questi anni ci siamo interrogati sulla ricostruzione e sulla famigerata legge 219 che a dispetto della pioggia di risorse arrivate non ha prodotto i risultati sperati così come ad andare deluse sono state le speranze di uno sviluppo solo annunciato e mai concretizzato fatto di aree industriali ancora in attesa di imprenditori seri e non di truffatori.
A distanza di 45 anni dobbiamo necessariamente ancora interrogarci su cosa non ha funzionato e soprattutto dobbiamo chiederci cosa di quell’evento lasciamo, oltre al ricordo, ai ragazzi di oggi.
Innanzitutto non dobbiamo abbassare la guardia perché il terremoto é un evento subdolo che, come ciclicamente accade, può tornare, per cui dobbiamo essere pronti ad applicare le regole che un tale evento richiede.
Dobbiamo essere attenti alle minacce alle quali il nostro territorio é esposto, soprattutto dal punto di vista del rischio ambientale ed ecologico sventando sul nascere, come già accaduto, i tentativi di trasformarlo in discariche di rifiuti tossicità e nocivi.
Ma soprattutto dobbiamo trasmettere la cultura del rispetto per le cose e per le persone. Ce lo impone il ricordo di quei due minuti che cambiarono la vita di tutti noi.

